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--- PaleoExperience 48H--- 7-8Giugno 2025--- PaleoExperience 48H--- 7-8Giugno 2025
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      Coelodonta antiquitatis (Rinoceronte) - Vertebra
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      • Provenienza: Mar Baltico
      • Età: Pleistocene
      • Dimensione reperto: 137.1 x 109.9 x 85.6 mm
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      Il Rinoceronte del Pleistocene, noto scientificamente come Coelodonta antiquitatis e comunemente chiamato rinoceronte lanoso, era uno degli erbivori più iconici dell'Era Glaciale. Questo maestoso animale, adattato alle condizioni estreme del Pleistocene, condivideva il suo habitat con altre megafaune, come il Mammuthus primigenius, i bisonti e i grandi predatori come il leone delle caverne e il lupo pleistocenico.

      Caratteristiche morfologiche

      • Dimensioni: Raggiungeva una lunghezza fino a 4 metri e un'altezza al garrese di circa 2 metri. Il peso oscillava tra 2.000 e 3.000 kg.
      • Corpo: Massiccio e robusto, con arti corti e potenti che offrivano stabilità su terreni innevati e ghiacciati.
      • Pelliccia: Ricoperto da un fitto mantello di pelo lungo e lanoso, simile a quello del mammut, che lo proteggeva dalle temperature glaciali. Il colore poteva variare dal bruno al rossastro, come indicato dai pigmenti fossili analizzati.
      • Corna: Due grandi corna in cheratina sul muso, con la corna anteriore particolarmente sviluppata, poteva superare il metro di lunghezza. Questo adattamento serviva probabilmente per scavare la neve alla ricerca di cibo o come arma durante i combattimenti.
      • Cranio: Allungato e inclinato, adattato a una postura bassa per facilitare il pascolo.

      Habitat e abitudini

      • Distribuzione: Viveva nelle steppe fredde dell’Eurasia, dall’Europa occidentale fino alla Siberia orientale. La sua popolazione si estese anche al Nord America attraverso il ponte di Beringia.
      • Dieta: Si nutriva principalmente di erbe dure, muschi e arbusti, tipici delle steppe fredde conosciute come “steppa dei mammut”. Le analisi isotopiche confermano un’alimentazione erbacea altamente specializzata.
      • Comportamento sociale: Sebbene prevalentemente solitario, si ipotizza che in condizioni estreme i rinoceronti lanosi potessero formare piccoli gruppi, specialmente durante le migrazioni stagionali.

      I fossili di Coelodonta antiquitatis rappresentano una testimonianza fondamentale dell’adattamento dei grandi mammiferi al clima glaciale. I ritrovamenti includono scheletri completi, denti, corna e persino esemplari mummificati nel permafrost siberiano.

      Accenni storici

      • "Rinoceronte di Starunia": Scoperto in Ucraina, questo esemplare quasi completo fu rinvenuto in una cava di petrolio nel 1907. Grazie alla conservazione eccezionale, presenta pelle, pelo e tessuti molli.
      • Esposizioni museali: Numerosi musei in Europa e Asia espongono scheletri e ricostruzioni del rinoceronte lanoso, che rappresentano un’attrazione per gli appassionati di paleontologia.

      I rinoceronti lanosi sono frequentemente rappresentati nell’arte rupestre preistorica. Le grotte di Chauvet, in Francia, contengono alcune delle raffigurazioni più dettagliate, che mostrano i rinoceronti impegnati in lotte con i loro caratteristici corni. Queste immagini testimoniano l’importanza del Coelodonta nella vita quotidiana e spirituale delle popolazioni paleolitiche.
      Il rinoceronte lanoso si estinse circa 10.000 anni fa, probabilmente a causa della combinazione di cambiamenti climatici e pressione antropica. Il riscaldamento globale del periodo post-glaciale ridusse drasticamente il suo habitat, mentre la caccia intensiva da parte dell’uomo preistorico contribuì al declino della specie.

      Oggi, i resti di Coelodonta antiquitatis sono tra i reperti più ambiti nel campo della paleontologia e del collezionismo. Corna, denti e ossa sono ricercati sia per il loro valore scientifico che per l’interesse storico, offrendo uno sguardo diretto sulla vita di uno dei più affascinanti abitanti dell’Era Glaciale.

      Questo animale incarna l’adattamento straordinario della megafauna pleistocenica e continua a ispirare interesse e ammirazione per il suo ruolo nell'ecosistema preistorico.

      MMT A 20
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